Lezioni di Geometria Franco Ghione | ![]() |
IV. 1 Vettori geometrici linearmente indipendenti
La definizione seguente è utile per perfezionare il linguaggio matematico e renderlo più formale ma non fa che
cambiare nome a un vettore (geometrico) non nullo. In questo paragrafo si considerano solo vettori geometrici anche se il termine
sarà spesso sottointeso. Infatti se au = 0 allora |au| =| a|.|u| = 0, ma abbiamo ora il prodotto di due numeri reali
e questo prodotto è nullo se e solo se almeno uno dei
due numeri è nullo. Dunque o a = 0 o |u| = 0 ma |u| = 0 se e solo se u = 0.
Dato un vettore u diciamo che v dipende linearmente da u se v = au,
cioè se v è un multiplo di u. Dato che, se u ed a sono diversi da zero, il vettore au ha la stessa
direzione del vettore u, se il vettore v è linearmente dipendente da u, allora u e v hanno
la stessa direzione. Viceversa se u e v sono non nulli e hanno la stessa direzione allora v è linearmente dipendente da u.
Questa seconda affermazione ci riporta al così detto assioma di continuità che viene generalmente trattato in tutti i
suoi significati nei corsi di logica matematica.
Infatti se i due vettori geometrici u e v hanno la stessa direzione, applicando questi due vettori a uno stesso punto O, abbiamo
u= OU e v = OP e i tre punti O U e P risultano allineati essendo le due rette OU e OP parallele (due rette parallele con
un punto in comune sono uguali). Per l'assioma di continuità dunque il rapporto OP : OU, comunque siano i punti O, U e P sulla
retta,
è un numero reale a che esprime v come multiplo di u secondo lo scalare a: v = au.
![]() Nella figura precedente è v = -2u. E' chiaro che, se v è linearmente dipendente da u allora i vettori u e v non sono
linearmente indipendenti, perché, in questo caso, v = au e quindi è una combinazione lineare nulla e non banale dei vettori u e v (con coefficienti a e -1)
contraddicendo la definizione precedente di indipendenza lineare. Viceversa se i vettori u e v non sono linearmente
indipendenti, cioé se esiste
una loro combinazione lineare nulla e non banale, allora uno dei due vettori è linearmente dipendente dall'altro. Infatti se
au + bv = 0 è la combinazione lineare non banale, allora almeno uno dei due coefficienti deve essere diverso
da zero. Supponiamo che sia b non nullo. Possiamo allora con facili calcoli, possibili in virtù delle varie proprietà delle operazioni
tra vettori, ricavare v in funzione di u. In questo caso riportiamo tutti i passaggi che rendono leggittimo il calcolo, nel
seguito, essendo la situazione algebrica del tutto analoga a quella dell'aritmetica elementare, procederemo in modo più spedito. ![]() dove il coefficiente t è l'opposto di a diviso b.
Infatti se i due vettori sono linearmente indipendenti nessuno dei due può essere nullo perché altrimenti, se ad esempio fosse u=0, allora 1u + 0v=0 sarebbe una combinazione lineare nulla e non banale contro la nostra ipotesi. I due vettori definiscono quindi due direzioni che non possono coincidere perché altrimenti sarebbero dipendenti. Viceversa se definiscono due direzioni distinte sono intanto non nulli e quindi, per quello che abbiamo detto, indipendenti. ![]()
Il vettore au = AP ha la stessa direzione di u e quindi il punto P si trova sulla retta AB, analogamente bv = AQ
ha la stessa direzione di v e quindi il punto Q si trova sulla retta AC. La somma dei due vettori, cioé w = AX si troverà
sul piano individuato da A, B, C dato che le rette AP e QX sono parallele e quindi complanari così che i punti A, P , Q , X stanno su uno
stesso piano che è il piano individuato da A, B, C. Viceversa se X è un qualunque punto del piano individuato dai punti A, B, C, allora
possiamo tracciare la parallela alla retta AC passante per X la quale interseca la retta AB nel punto P, dato che, in un piano due rette non parallele si incontrano e la retta per X con la direzione di v non ha la direzione di u essendo v e u linearmente indipendenti.
Per costruzione dunque, il vettore PX ha la stessa direzione
di v e quindi è un suo multiplo: PX = bv. Anche il vettore AP ha la stessa direzione di u e quindi AP
= au. In definitiva AX = AP + PX = au + bv. E' chiaro che, se w è linearmente dipendente da u e v allora i vettori u, v e
w non sono
linearmente indipendenti, perché, in questo caso, w = au + bv e quindi Come nel caso di due vettori, anche in questa situazione, si vede facilmente che, viceversa, se i vettori u, v
e w non sono linearmente indipendenti, cioé se esiste una loro combinazione lineare nulla e non banale, allora uno dei tre vettori
è linearmente dipendente dagli altri due. Se infatti
è la combinazione lineare nulla e non banale e se c è il coefficiente non nullo, possiamo, dall'equazione precedente,
ricavare w in funzione di u e v. Con calcoli analoghi a quelli precedenti troviamo
![]() e quindi w risulta linearmente dipendente da u e v. Queste semplici osservazioni ci permettono di dare, come nel
caso di due vettori, una caratterizzazione geometrica dell'indipendenza lineare di tre vettori geometrici.
Vediamo ora, dati tre vettori linearmente indipendenti u, v e w quali vettori geometrici troviamo combinando linearmente
questi tre. Questo ci permetterà di vedere se esistono ulteriori vettori indipendenti da questi o se invece il processo finisce. e applichiamo i tre vettori a uno stesso punto A: u = AB, v = AC, w = AD. Non
è difficile calcolare au, bv, cw e poi sommare i cammini. Sia au = AP,
bv = AQ, cw = AR
![]() Il risultato è un punto dello spazio, cosa poco interessante, mentre interessante è il fatto che ogni
punto dello spazio X da luogo a un vettore geometrico AX che è combinazione linare di u, v e w. Sia infatti X un
qualunque punto dello spazio euclideo, costruiamo la retta passate per X e parallela alla retta AD. Tale retta è complanare con AD e il loro piano interseca il piano ABC in una retta (postulato III della geometria dello spazio) la quale non può essere parallela ad AD perché w è linearmente indipendente da u e v.
![]() Sia dunque Y il punto in cui la retta passate per X e parallela alla retta AD incontra il piano A, B, C definito dai vettori u, v. Costruiamo ora la retta passante
per Y parallela alla retta AC
![]() e sia P il punto in cui questa retta incontra la retta AB. Abbiamo, sommando i cammini
Ma AP avendo la stessa direzione di u è un suo multiplo, PY avendo la stessa direzione
di v è un suo multiplo, e YX avendo la stessa direzione di w è un suo multiplo, dunque qualunque sia X il vettore
AX si può scrivere come combinazione lineare di tre vettori indipendenti. Notiamo che le parallele
che ci servono esistono e sono uniche sempre in virtù del V postulato di Euclide, inoltre è il postulato III della geometria dello spazio tridimensionale che ci permette di affermare che il punto Y esiste: nel piano due rette non parallele si incontrano sempre, ma in tre dimensioni possiamo avere rette sghembe, rette cioè non parallele che non si incontrano, analogamente nello spazio a tre dimensioni due piani non paralleli si incontrano in una retta, ma con una dimensione in più si può immaginare che possano esistere "piani sghembi" piani cioè non paralleli che si incontrino in un solo punto. È proprio questo ciò che accade in uno spazio a quattro dimensioni ed è proprio questo ciò che esclude il postulato III quello, dunque, che fissa a tre le dimensioni dello spazio. |