Lezioni di geometria

Franco Ghione


Capitolo VIII




VIII 1. Basi e dimensione di uno spazio vettoriale

Come abbiamo visto esistono diverse situazioni nelle quali gli elementi di un determinato insieme V possono sommarsi e moltiplicarsi per uno scalare riproducendosi reciprocamente. In questo caso, e se le operazioni rispettano certe regole di base, l'insieme V è uno spazio vettoriale. Accade spesso che lo spazio V sia formato dalla totalità delle soluzioni di un determinato problema soluzioni che vorremmo poter trovare e descrivere compiutamente. La difficoltà consiste spesso nel fatto che tali soluzioni sono infinite ed è quindi impossibile elencarle una dopo l'altra. Uno dei vantaggi dell'algebra degli spazi vettoriali sta proprio nel fatto che essa permette di descrivere infiniti elementi a partire da un numero finito di loro, nello stesso modo in cui possiamo descrivere gli infiniti colori a partire dai tre colori base e dal loro relativo dosaggio. Una cosa analoga avviene negli spazi vettoriali oggetto del nostro studio: ogni vettore può essere espresso come combinazione lineare di un dato numero fisso di vettori: variando i coefficienti della combinazione si descrivono tutti i possibili infiniti vettori dello spazio che si sta considerando. Il modo migliore e più semplice per fare questo è quello di prendere il minor numero possibile di generatori scartando quelli inutuli. Ciò conduce al concetto di indipendenza lineare

Definizione
Diciamo che i vettori u1, u2, ... , un sono linearmente indipendenti se la loro sola combinazione lineare nulla è quella banale.
La negazione logica di questa definizione porta al concetto di vettori lineramente dipendenti: n vettori u1, u2, ... , un sono linearmente dipendenti se esiste una loro combinazione lineare nulla e non banale, cioè se esistono degli scalari a1, a2, ... , an, non tutti nulli tali che

a1.u1 + a2.u2 + ... + an.un = 0

Un modo per costruire sistemi di vettori linearmente indipendenti si basa sul seguente

Teorema VIII 1
Se u1, u2, ... , uk sono vettori linearmente indipendenti e se u non è loro combinazione lineare,allora i k+1 vettori u1, u2, ... , uk, u sono linearmente indipendenti.
(dimostrazione)

Per trovare un sistema di vettori linearmente indipendenti si parte, se esiste, da un vettore non nullo u1 , che essendo non nullo sarà linearmente indipendente. Si descrivono i multipli di u1 e si va a vedere se esiste un vettore che non sia multiplo di u1. Se esiste ne scegliamo uno, sia esso u2. Per il teorema precedente, i vettori u1, u2 sono linearmente indipendenti. Si descrivono ora tutte le combinazioni lineari dei vettori u1, u2 e si va a vedere se esiste un vettore u3 che non sia loro combinazione lineare. Se esiste, i vettori u1, u2 e u3 sono linearmnete indipendenti e possiamo preseguire il procedimento. Se dopo un numero finito di passi troviamo che ogni altro vettore dipende linearmente da quelli trovati abbiamo costruito quello che si chiama una base dello spazio vettoriale V. Più precisamente

Definizione
Diciamo che un sistema di vettori B = {u1, u2, ... , un} è una base di V se

  • Span(u1, u2, ... , un) = V
  • u1, u2, ... , un sono linearmente indipendenti
La prima condizione significa che ogni vettore v dello spazio si può scrivere come combinazione lineare dei vettori della base, mentre la seconda rende in un certo senso minimo il numero di generatori perché se uno degli u fosse combinazione lineare degli altri, quelli basterebbero a generare tutto lo spazio.

Un fatto importante basato su una semplice proprietà dei sistemi omogenei di equazioni lineari è espresso dal lemma seguente.

Teorema VIII 2
Se m vettori di uno spazio vettoriale V sono ognuno combinazione lineare di k vettori fissi, e se m > k, allora gli m vettori sono linearmente dipendenti.

Dimostrazione
Siano v1, v2, ... , vm gli m vettori che sono ognuno combinazione lineare degli stessi vettori u1, u2, ... , uk. Abbiamo allora
v1 = a1,1u1 + a1,2u2 + ... + a1,kuk     
v2 = a2,1u1 + a2,2u2 + ... + a2,kuk     
................................................     
vm = am,1u1 + am,2u2 + ... + am,kuk

Per dimostrare che i vettori v sono linearmente dipendenti dobbiamo poter trovare una loro combinazione lineare nulla non banale, dobbiamo cioè poter trovare m scalari non tutti nulli tali che

x1v1 + x2v2 + ... + xmvm = 0

Sostituiamo in questa relazione i vettori v con le loro espressioni come combinazioni lineari dei vettori u. Troviamo

0 = x1(a1,1u1 + a1,2u2 + ... + a1,kuk) +         
   + x2(a2,1u1 + a2,2u2 + ... + a2,kuk) +         
      ..................................         
+xm(am,1u1 + am,2u2 + ... + am,kuk)        

espressione questa che, distribuendo la somma e raccogliendo i coefficenti dei vari vettori u, cosa possibile in ogni spazio vettoriale, diventa

  0 = (x1a1,1 + x2a2,1 + ... + xmam,1)u1 +
    + (x1a1,2 + x2a2,2 + ... + xmam,2)u2 +
      ..................................         
    + (x1a1,k + x2a2,k + ... + xmam,k)uk   

Quest'ultima relazione è sicuramente soddisfatta se troviamo degli scalari x1, x2, ... , xm non tutti nulli tali che


Il sistema che abbiamo scritto è un sistema omogeneo di k equazioni lineari in m incognite e m è più grande di k. Questo sistema ammette sempre una soluzione non nulla. Infatti, se la prima equazione ha tutti i coefficienti nulli, cioé se la prima equazione è 0=0, eliminando quella equazione, ci resta un sistema con una equazione in meno e lo stesso numero m di incognite. Porseguiamo così fino a trovare una equzione non nulla. Ricaviamo da questa una incognita (tra quelle che hanno il proprio coefficiente non nullo) e sostituiamola nelle altre equazioni riducendo così il sistema a un sistema in m-1 incognite e k-1 (o meno) equazioni. Da una soluzione non nulla di questo nuovo sistema, possiamo risalire a una soluzione non nulla per il sistema iniziale. Abbiamo in questo modo ridotto il problema a un sistema più piccolo. Proseguendo in questo modo alla fine arriviamo a un sistema in una sola equazione e almeno due incognite. È ovvio che quest'ultimo sistema ammette sempre una soluzione non nulla.

Questo lemma ci permette di dimostrare il risultato principale relativo alle basi di uno spazio vettoriale.

Teorema VIII 3
Supponiamo che B = {u1, u2, ... , un} sia una base per uno spazio vettorialeV, allora
       (i) comunque si scelgano n+1 vettori in V, questi sono linearmente dipendenti
      (ii) comunque si scelgano n-1 vettori in V, questi non generano tutto lo spazio.
(dimostrazione)


Ovviamente il teorema implica anche, a fortiori, che se lo spazio vettoriale V ha una base formata da n vettori allora un qualunque insieme di m vettori di V non può essere formato da vettori linearmente indipendenti se m > n, e non può generare tutto lo spazio se m < n. Da questo teorema seguono vari corollari.

Corollario 1
Due basi diverse di uno stesso spazio vettoriale hanno lo stesso numero di elementi.

Infatti, se la prima base ha n elementi, la seconda base non può averne di più perché questi sarebbero indipendenti e nello spazio non ci sono più di n vettori indipendenti. D'altra parte i vettori della seconda base non possono neppure essere meno di n perché in quel caso avremmo meno di n vettori che generano lo spazio.

Definizione
Se uno spazio vettoriale V ammette una base si chiama la dimensione dello spazio e si indica con dim V il numero di vettori della base.

Poiché due basi diverse hanno sempre lo stesso numero di elementi questo numero definisce una caratteristica strutturale dello spazio V che non dipende dalla particolare base scelta.

Negli esempi che abbiamo visto di spazi vettoriali la dimensione si calcola facilmente. Per i vettori geometrici abbiamo che:

  • Lo spazio Wr dei vettori di una retta r ha dimensione 1 essendo generato da un vettore non nullo di quella retta


    Wr = Span(u)       dim Wr = 1

  • Lo spazio W dei vettori di un piano ha dimensione 2 essendo generato da due vettori linearmente indipendenti


    W = Span(u,v)        dim W = 2

  • Lo spazio V di tutti i vettori geometrici ha dimensione 3 essendo generato da tre vettori linearmente indipendenti


    V = Span(u,v,w)       dim V = 3


Lo spazio dei vettori numerici a n componenti ha dimensione n dato che i vettori e1=(1,0,0,...,0), e2=(0,1,0,...,0), e3=(0,0,1,...,0), ... , en=(0,0,0,...,1), sono n vettori numerici linearmente indipendenti che generano tutto lo spazio:
Rn = Span((1,0,0,...,0), (0,1,0,...,0), (0,0,1,...,0), ... , (0,0,0,...,1))         dim Rn = n

Lo spazio dei quadrati magici 3x3 ha dimensione 3 perché ha una base formata da tre quadrati magici.

Conoscere una base di uno spazio vettoriale è molto utile perché permette di descrivere tutti gli infiniti vettori dello spazio come combinazioni lineari di un insieme finito di vettori e questo in modo unico. Precisamente

Corollario 2
Se V è uno spazio vettoriale di dimensione n e se B = {u1, u2, ... , un} è una sua base, allora ogni vettore di V si scrive in modo unico come combinazione lineare dei vettori della base. In altri termini se

v = a1.u1 + a2.u2 + ... + an.un = b1.u1 + b2.u2 + ... + bn.un

allora     a1 = b1  ,     a2 = b2    , ... ,   an = bn   .
(dimostrazione)

I coefficienti a1, a2, ... , an che esprimono il vettore v come combinazione lineare dei vettori della base sono dunque univocamente determinati dal vettore v. Poiché questi coefficienti cambiano se, pur restando fisso il vettore, cambia la base, si chiamano le componenti del vettore v nella base B.

Un procedimento spesso efficace per trovare una base di un dato spazio vettoriale si basa, come abbiamo accennato sopra, sul teorema 3. Più precisamente:

  • Si cerca un vettore non nullo u1 dello spazio V. Se tale vettore non esiste vuol dire che V ha solo il vettore nullo
    V = {0} e dim V = 0

    se invece tale vettore esiste {u1} è linearmente indipendente e si va al punto successivo
  • se {u1} genera tutto lo spazio allora è una base e

    V = Span (u1) e dim V= 1

    altrimenti esiste un vettore u2 che non è multiplo di u1. I vettori u1 e u2 sono, per il teorema 3, linearmente indipendenti e si va al punto successivo
  • se {u1, u2} generano tutto lo spazio allora sono una base e

    V = Span (u1, u2) e dim V= 2

    altrimenti esiste un vettore u3 che non è combinazione lineare di u1 e u2. I vettori u1, u2, u3 sono linearmente indipendenti, per il teorema 3, e si va al punto successivo.
  • se {u1, u2, u3} generano tutto lo spazio allora sono una base

    V = Span (u1, u2,u2) e dim V= 3

    altrimenti esiste un vettore u4 che non è combinazione lineare di u1 e u2, u3. I vettori u1, u2, u3 , u4 sono linearmente indipendenti per il teorema 3, e si prosegue ricorsivamente.

Se si volesse implementare questa strategia in un programma al calcolatore, sarebbe necessario indicare un algoritmo per calcolare esplicitamente, a ogni passo, l'eventuale vettore che non è combinazione degli altri cosa non facile. Nella pratica, volendo usare questo procedimento, ci si orienta a occhio seguendo una qualche intuizione ma in molti casi questa non basta e non si sa come procedere come ad esempio nel caso che abbiamo visto dei quadrati magici. Sviluppando la teoria, riusciremo, per altra via, a dare un esplicito ed effettivo algoritmo per risolvere completamente il problema. In ogni caso, se il procedimento che abbiamo descritto ha termine dopo un numero finito di passi (cosa che non sempre avviene) lo spazio vettoriale V ha dimensione finita altrimenti V ha dimensione infinita.
Vi sono moltissimi esempi di spazi vettoriali di dimensione infinita, questi spazi sono tipicamente degli spazi di funzioni: le funzioni, ad esempio di R in R, possono sommarsi tra loro e moltiplicarsi per uno scalare, esiste la funzione identicamente nulla e la funzione opposta e tutti i requisiti per essere uno spazio vettoriale sono banalmente verificati. Non è difficile fornire una famiglia infinita di funzioni linearmente indipendenti: consideriamo per ogni intero positivo n la funzione

le funzioni binomiali hanno la ovvia proprietà che fn(i) = 0 per ogni intero positivo i < n e fn(n) = 1. Questa proprietà ci aiuta a vedere che queste n funzioni sono linearmente indipendenti. Se fosse infatti

a1f1(x) + a2f2(x) + ... + anfn(x) = 0

la funzione a primo membro dovrebbe, come quella a secondo, annullarsi per ogni valore di x. Ma per x=1 la relazione precedente si riduce a a1f1(1) = 0 cioé a1 = 0. Per x=2 abbiamo, essendo a1=0, a2f2(2) = 0 e quindi anche a2 = 0. Sostituendo gli altri valori interi fino a x=n troviamo alla fine anfn(n) = 0 e quindi anche an = 0. Comunque sia grande l'intero n troviamo dunque n funzioni linearmente indipendenti e quindi lo spazio non può avere una base finita. L'indipendenza lineare di queste funzioni permette di dimostrare il così detto principio di identità.
Questo principio afferma che se due polinomi P(x) e Q(x) a coefficienti reali sono uguali per tutti i valori della variabile allora i due polinomi hanno gli stessi coefficienti e, in particolare, hanno lo stesso grado. Facendo la differenza tra i due polinomi questo principio si riduce al seguente: se F(x) è un polinomio che si annulla per tutti i valori della variabile allora i coefficienti del polinomio F sono tutti nulli. Questa proposizione, nel nostro linguaggio, si riduce a dire che i polinomi 1, x, x2, ... , xn sono linearmente indipendenti. La dimostrazione di questo fatto, che generalmente viene fatta usando un passaggio al limite, si può anche ottenere usando i concetti che abbiamo ora introdotto.

Vediamo ora alcune conseguenze di questi teoremi.

Corollario 3
Se V è uno spazio vettoriale di dimensione finita e se {u1, u2, ... ,uk} è un sistema di vettori linearmente indipendenti, allora è sempre possibile completare il sistema fino ad arrivare ad una base di V.
(dimostrazione)

Corollario 4
Se V è uno spazio vettoriale di dimensione n allora
       (i) n vettori linearmente indipendenti generano V
       (ii) n vettori che generano V sono linearmente indipendenti
(dimostrazione)

Corollario 5
Sia V uno spazio vettoriale di dimensione finita e W un suo sottospazio. Allora

dim W < dim V
e vale l'uguaglianza se e solo se W = V.
(dimostrazione)

Esercizi